Insegnare
e apprendere con i “Dialoghi Itineranti tra Lingua e Cultura”, titolo del primo
ciclo sperimentale di incontri tematici sul territorio che ha coinvolto
un’ampia platea di studenti stranieri federiciani (internazionali, PHD ed
Erasmus), è una proposta metodologica innovativa «che inaugura il progetto di
un CLA – afferma il Direttore Pasquale Sabbatino – come comunità culturale e familiare».
Con l'obiettivo di promuovere un apprendimento
linguistico significativo attraverso il dialogo con la città, gli studenti
iscritti ai corsi estivi di didattica dell’italiano come lingua seconda,
organizzati dall’Università degli Studi di Napoli Federico II, sono stati
affiancati dalle docenti Anna Baldan,
Annalisa Castellitti, Emilia Longobardi in visite guidate presso il centro
storico di Napoli, il Castel dell’Ovo e il Borgo Marinari, il Parco
Vergiliano a Piedigrotta, la Grotta di
Seiano e il Parco Archeologico del Pausilypon, il Rione Terra e l’Anfiteatro
Flavio di Pozzuoli.
«Gli studenti federiciani sono stati coinvolti in affascinanti esperienze
di didattica itinerante ed esplorativa –
continua il professore Sabbatino – visitando luoghi archeologici, musei,
castelli, chiese e quartieri. E poi, sfiniti, si sono fermati insieme in una
pizzeria. Quasi una famiglia internazionale. In questa attività le insegnanti
di Italiano L2 hanno messo a frutto l’esperienza maturata con il progetto
europeo EULALIA, proponendo agli
studenti l’utilizzo di un’app contenente un
dizionario di voci per visitare Napoli e dintorni».
La
città è vista attraverso gli occhi dello straniero non solo come uno scenario
inedito da (ri)scoprire vicolo per vicolo, ma anche come interlocutrice
privilegiata in situazioni quotidiane di esposizione diretta alla L2: «La cosa
che mi ha aiutato di più durante il corso di italiano – dichiara Chemseddine, dottorando presso il Dipartimento di Fisica dell’Ateneo
federiciano – è stata la didattica
itinerante, perché nelle lezioni che ho fatto nella città insieme alla mia
docente e agli altri studenti stranieri dovevo ascoltare, capire e parlare allo
stesso tempo. Per
imparare una lingua dobbiamo continuamente essere esposti a lei
e dialogare con le persone del posto. Mi piace molto il concetto della didattica itinerante, perché possiamo vedere
l'utilità delle cose che
impariamo. Anche quando sappiamo
di più della città, impariamo perché questa o quella parola si dice così,
e la storia dietro di lei. Parlo una lingua molto vecchia, il
berbero, dove tutto è implicito. Per raccontare
Napoli vorrei usare l’aggettivo «timsserrit», una parola
che si usa per descrivere donne che hanno grazia, fascino».
Napoli
«non è mai noiosa – aggiunge Orçun, assegnista di ricerca in Global History and
Governance – perché non è completamente
schematizzata, sterilizzata e addomesticata. Ha le sue difficoltà, certamente,
ma è anche generosa quando ti premia. Credo che appartenga alla classe delle
città dove si può trascorrere tutta una vita e avere ancora tanto da scoprire».
Relazionarsi con la città significa per lo studente straniero posare
l’attenzione sulla sua storia, recuperare la memoria delle sue tradizioni,
ascoltare la lingua dei suoi abitanti ed imparare a comunicare attraverso i
loro gesti.
«All’inizio
ero un po’ disorientato – racconta Mathias, dottorando in Matematica presso la Scuola Superiore Meridionale
– come se fossi in un altro mondo, un
tempo passato in cui i panieri si alzano da terra ai balconi. Ho lasciato tutti
i miei pregiudizi per capire questo mondo nuovo: ho osservato il caos del
traffico e i gesti frenetici della gente, ho ascoltato il rumore infernale
della città e i canti napoletani dei miei vicini. E, come Stendhal in viaggio a
Firenze, sono quasi svenuto da tanta bellezza! Aver la fortuna di scoprire
un’altra cultura, un altro paese, è l’esperienza di una vita. E sono
felicissimo di aver potuto viverla. Adesso, per me, Napoli non è solo una
città: è un modo di vivere vicino al mare, è una lingua che mi affascina di più
ogni giorno, è un luogo pieno di leggende mitiche, è una fotografia di vacanza
ed una cultura secolare. Tenghe Napule
int’o cor mij e ‘o cor mij int’o zucchero!».
Attraverso
un tour culinario, un’ampia varietà di percorsi di lettura e una rivisitazione di
testi musicali, gli studenti si sono soffermati sulla tematica del viaggio a
Napoli per descrivere i luoghi emblematici del loro percorso di formazione e
narrare le sensazioni che la città evoca nello straniero che la vede per la
prima volta:
«Nata e sperimentata durante i corsi di italiano organizzati
dal CLA – conclude la dott.ssa Annalisa
Castellitti, coordinatrice degli incontri –
la didattica itinerante
mira a collocare il dialogo tra lingua e cultura in una dimensione inclusiva e
socio-affettiva, al fine di valorizzare la componente emozionale dell’apprendimento. Sentirsi parte di una comunità accademica in cui le differenze si appartengono
reciprocamente nella loro unicità è il primo
passo affinché gli studenti, provenienti da diversi continenti, possano integrarsi, con le loro diversità
linguistiche, e quindi con i valori
tipici delle rispettive culture ai quali le lingue rimandano, in primo luogo nella città che li ospita e poi nell’Ateneo che li accoglie».