Università degli studi di Napoli Federico II

Recensione libro "L'italiano televisivo" di Diadori P.

copertina libro

L'italiano televisivo

Autore: Pierangela Diadori

Bonacci Editore, Roma 2006- € 10,50


Il testo della Diadori esamina in dettaglio le caratteristiche del linguaggio televisivo utilizzato in Italia, soffermandosi sulle componenti verbali e su quelle, parimenti significative, di natura non verbale. Vengono poi ampiamente analizzate le potenzialità e le possibili attività da svolgere in campo glottodidattico sfruttando il materiale audiovisivo di provenienza televisiva o creato appositamente per l'uso in classe.
Il primo dei tre capitoli nei quali si articola il volume è incentrato sugli aspetti linguistici del linguaggio televisivo. L'autrice sottolinea l'evoluzione del ruolo della televisione nella società italiana: se nel secondo dopoguerra questo mezzo di comunicazione ha svolto un'importante funzione di modello, favorendo il passaggio dalla dialettofonia all'italofonia quasi generalizzata, ai giorni nostri esso rappresenta prevalentemente uno specchio di usi linguistici diffusi nella comunità dei parlanti. Proprio questa caratteristica, nondimeno, rende l'italiano televisivo un modello utile all'insegnamento dell'italiano a stranieri, che può avvalersi delle sempre più diffuse tecnologie per la glottodidattica. La lingua trasmessa viene considerata una varietà a sé stante, data la sua capacità di inglobare vari linguaggi ed il suo carattere composito e non esclusivamente orale. Non mancano infatti nel trasmesso gli elementi scritti, come i titoli dei notiziari, il televideo o i messaggi pubblicitari. La componente orale, poi, presenta caratteri propri sia del parlato faccia a faccia, sia di varietà intermedie tra scrittura e oralità come i testi letti ad alta voce o recitati. A tali varianti si affiancano quelle determinate da fattori extralinguistici, come il canale utilizzato (diamesiche), il fattore temporale (diacroniche), quello spaziale (diatopiche), etc. Dall'analisi del materiale trasmesso emerge la prevalenza del registro dell'italiano medio, identificabile da tratti tipici. Tra questi si notano in particolare una struttura semplificata, la diffusione di fenomeni fonologici di varietà settentrionali, la riduzione di pronomi e congiunzioni, la riduzione dell'uso del congiuntivo a favore dell'indicativo presente. La Diadori sottolinea come l'affermazione di codici comunicativi di massa abbia contribuito ad una cambiamento culturale epocale, attraverso il quale la percezione visiva e musicale prevale sull'acquisizione di cultura attraverso la lettura e l'uso verbale. Ciò comporta per lo più uno scadimento della qualità dell'uso linguistico, favorendo una tendenza alla semplificazione e all'uso di registri medio-bassi.
Il secondo capitolo esamina gli aspetti extralinguistici del linguaggio televisivo, che rivestono particolare importanza per gli stranieri con limitata conoscenza della lingua. Oltre alle componenti sonore non verbali, come le caratteristiche della voce, i rumori o le melodie, non trascurabili sono gli elementi visivi che accompagnano il filmato, come scritte o immagini: è infatti dimostrato che le immagini attraggono l'attenzione molto più del sonoro, grazie al particolare sviluppo fisiologico del sistema visivo. Il rapporto tra parole e immagini è generalmente complementare o parallelo, mentre la contraddizione tra parole ed immagini influisce negativamente sulla comprensione e richiede una separazione tra livelli di lettura. Viene esaminato anche il ruolo della componente cinesica, relativa cioè alle espressioni corporee, particolarmente presente nella pubblicità ma meno diffuso in altri generi come l'informazione. Elementi di interesse, in quanto veicoli di informazioni non verbali, sono anche la prossemica e la cronemica, che si riferiscono rispettivamente all'uso dello spazio ed alla concettualizzazione del tempo da parte dei parlanti. La condivisione del bagaglio socioculturale è in ogni caso fondamentale per cogliere i riferimenti presenti nelle trasmissioni: molte incomprensioni nascono infatti dalla carenza di tali preconoscenze più che da problemi linguistici.
Il terzo e più ampio capitolo è dedicato agli aspetti glottodidattici dell'uso dei materiali audiovisivi: tale pratica si colloca in una tendenza al ricorso alle cosiddette glottotecnologie, in atto sin dagli anni '50. L'autrice considera particolarmente vantaggioso servirsi del supporto audiovisivo, che viene seguito con particolare favore dai discenti e consente di analizzare la lingua all'interno del contesto d'uso. La varietà di modelli linguistici presentati, la comprensione agevolata dal rapporto tra sonoro e immagine, la flessibilità didattica del mezzo, sono elementi a favore dell'impiego di questo tipo di comunicazione, che tuttavia trova dei limiti nella scarsa disponibilità di materiale adeguato e nel rischio di uno sfruttamento passivo delle informazioni contenute.
L'autrice si sofferma in primo luogo sugli aspetti neurolinguistici della percezione, particolarmente rilevanti nell'uso di materiale filmato. Viene sottolineato come il processo di percezione del linguaggio non passi attraverso un unico canale, ma lungo percorsi diversi articolati dai due emisferi cerebrali, che operano in maniera complementare e parallela. Da tali scoperte derivano i tre principi di Danesi che, in base al diverso funzionamento degli emisferi, codificano le modalità di apprendimento e l'importanza della componente affettiva. Se l'emisfero destro presiede alla comprensione globale, facilitata dalle immagini, il sinistro procede infatti all'analisi linguistica più formale.
Si passano quindi in rassegna le attrezzature ed i materiali esistenti; tra questi ultimi vi sono materiali appositamente concepiti per uso didattico o didattizzati, o materiali autentici da elaborare. Tra questi il docente dovrà operare una selezione, basandosi sui caratteri generali, sulle varietà linguistiche, sulle caratteristiche dell'azione. In base alle teorie di Krashen, sarà necessario instaurare nel discente la fase inconscia dell'acquisizione, e selezionare input comprensibili per il livello di conoscenze della classe. Il video dovrà essere segmentato in brevi sequenze, e sarà opportuno trascrivere il sonoro e preparare schede di lavoro. La Diadori illustra quindi dettagliatamente la preparazione di un'unità didattica a partire da un video, dalla fase del lavoro introduttivo sulle preconoscenze alle attività conclusive di verifica ed eventuale rinforzo. Un ulteriore paragrafo è infine dedicato alla produzione in proprio di video a scopi didattici o di ricerca, tecnica considerata dall'autrice particolarmente motivante e proficua.


(Scheda di Alessandra Melillo)