Università degli studi di Napoli Federico II

Recensione libro "Manuale di scrittura giornalistica" di Cardinale U. -

copertina libro

Manuale di scrittura giornalistica
Autore: Ugo Cardinale
Utet Università 2011- €23,00

Il testo di Cardinale prende avvio dalla constatazione che in Italia, fino ad anni recenti, non era contemplato alcun percorso formale per l'apprendimento della scrittura giornalistica. Tale lacuna è stata colmata solo di recente con l'istituzione del corso di laurea in Scienze della Comunicazione e con l'introduzione dell' articolo di giornale come prova nell'esame di Stato della scuola secondaria superiore. L'autore traccia quindi una storia dei momenti salienti dell'evoluzione del giornalismo, strettamente legata ai mezzi tecnici a disposizione: se gli inizi sono coevi all'invenzione della stampa a caratteri mobili, l'acquisizione di uno stile conciso e non più di ampiezza letteraria è dovuta all'uso del telegrafo per le trasmissioni dei testi, il cui costo impone una maggiore stringatezza della scrittura. A partire da quel momento inizia ad affermarsi una diversa articolazione dei testi, che vengono strutturati in brevi paragrafi introdotti da un incipit e rispondenti ai classici cinque interrogativi: chi, che cosa, dove, quando, perché, in continuità con quanto teorizzato già nei manuali antichi di retorica. Con l'ampliamento del potenziale pubblico dei giornali si allarga inoltre il campo di ciò che è ritenuto "notiziabile".
Cardinale delinea poi la distinzione tra i diversi tipi di articolo, dalla notizia breve all'inchiesta, all'intervista, alle varie categorie di articoli di commento, a quelli di genere speciale come il coccodrillo. Alla base della deontologia professionale del giornalista, artefice della "storiografia dell'istante" secondo la definizione di Umberto Eco, si pongono comunque i principi di veridicità ed esattezza. Se il primo trova un limite nell'impossibilità oggettiva di essere totalmente imparziali, il secondo poggia in gran parte sull'affidabilità delle fonti, che il professionista è tenuto a controllare. Non può inoltre essere tralasciato il problema della tutela della privacy, che sempre più spesso si contrappone al diritto di cronaca.
L'autore si sofferma quindi sui problemi di natura stilistica, rifacendosi alla scuola anglosassone ispirata alla chiarezza e alla leggibilità. Queste caratteristiche possono ora essere valutate anche con l'ausilio di uno specifico indice, basato sul conteggio della lunghezza delle parole e delle frasi. Non mancano appositi manuali di stile, meno diffusi in ambito italiano; sulle norme astratte, tuttavia, deve sempre prevalere l'uso.
Nel terzo capitolo l'autore esamina i criteri con i quali si opera la selezione della realtà per trarne una notizia. Sono citate le dieci categorie di valori notizia individuate da Papuzzi, tra le quali la novità, la vicinanza, la drammaticità. Vi sono poi altre distinzioni, di scuola americana, basate sulla durata dell'avvenimento e sul flusso informativo che esso produce: spot news, developing news, continuing news, etc. Nel processo di selezione è tuttavia preponderante la mediazione svolta dalle agenzie di stampa, alle quali si aggiungono come fonti anche gli strumenti informatici; le cosiddette fonti secondarie (testimoni, confidenti, notizie su internet) non hanno invece autorevolezza ufficiale. Dal punto di vista stilistico, si osserva una grande varietà di sfumature, che spaziano dall'impersonalità dell'articolo di cronaca all'argomentazione personale dell'editorialista.
Il capitolo successivo è dedicato alla scrittura degli articoli di cronaca. In questa parte sono riportati numerosi articoli di celebri firme, testimoni di eventi cruciali della storia recente, dei quali si illustrano le caratteristiche narrative e stilistiche. Se lo scopo da perseguire è quello di rispondere alle cinque domande fondamentali, ciò non può avvenire esclusivamente nel pezzo introduttivo per non esaurire subito la curiosità del lettore, se non nel caso delle notizie sintetiche di prima pagina. L'evoluzione dei mezzi di comunicazione ha fatto sì che l'articolo di cronaca sia integrato da immagini e video, e ha aumentato il ricorso a fonti indirette, come le agenzie, sostituendo in buona parte la ricerca sul campo con un lavoro di riscrittura. In ambito italiano è poi particolarmente sviluppato il profilo di news analysis, che tende a fornire uno sfondo dell'avvenimento esaminato. Si analizzano le varie parti del pezzo: l'incipit, il body corps, la conclusione, con ampio supporto di testi a confronto.
Molto spazio è dedicato nel quinto capitolo agli articoli di "feature", genere incentrato sull'analisi di avvenimenti o personalità oltre i dati di cronaca, e quindi potenzialmente adatto a trattare qualsiasi argomento. L'autore ne analizza le caratteristiche salienti, che si differenziano da quelle della cronaca per contrapporsi al giornalismo televisivo, incentrandosi sull'interpretazione e l'approfondimento delle vicende di attualità. La varietà dei temi che possono essere oggetto di features fa sì che ne esistano numerosi generi, accuratamente classificati dalla scuola giornalistica anglosassone ed illustrati nel testo; l'autore esamina inoltre le caratteristiche di un elemento importante come il titolo. Particolare attenzione è dedicata alla struttura tipica dell'articolo di feature, che, partendo da un focus specifico, si articolo in un paragrafo introduttivo, un corpo della storia e un finale. Segue una disamina del genere testuale dell'intervista, per il quale si individuano i due modelli del ventaglio e della spirale, caratterizzati da una diversa distribuzione dei temi fondamentali da trattare. Ogni elemento trattato è illustrato da diversi esempi tratti dalla stampa italiana.
Il sesto e settimo capitolo vertono sulla teoria del testo e sull'applicazione di essa alla redazione e allo studio dei testi giornalistici. Cardinale illustra i fondamenti delle linguistica testuale, affermatasi negli anni '60 del Novecento per superare i limiti della grammatica della frase e studiare i legami che formano la struttura del testo. L'enfasi è posta sulla coerenza del testo, dal punto di vista logico, stilistico, di gerarchia delle informazioni, nonché sugli elementi grammaticali (come l'interpunzione) che contribuiscono alla coesione del testo. Secondo il modello di van Dijk, che studia specificamente la cronaca, la notizia si configura come discorso, atto sociale dai risvolti pragmatici, la cui macrostruttura è schematizzata in un diagramma.
Il capitolo successivo, riprendendo le teorie di van Dijk, verifica l'applicazione concreta del modello teorico al discorso giornalistico, esemplificando la struttura tematica di un articolo del Times. L'organizzazione tematica va dal generale al particolare, dal più importante al meno importante, secondo un modello dinamico che presuppone la comprensione come processo attivo.
Nel nono capitolo Cardinale sviluppa il tema della trasformazione di testi, con specifico riferimento alla selezione e riscrittura di testi-fonte come i dispacci di agenzia. Di tali trasformazioni van Dijk ha studiato i modelli cognitivi, individuando i cinque fattori che governano questi processi mentali. I suoi studi hanno evidenziato il modo in cui la diversa lettura di uno stesso avvenimento da parte di più testate caratterizza diversamente le azioni narrate, secondo uno stile enunciazionale proprio del giornale e del suo rapporto fiduciario con il pubblico. L'autore illustra inoltre strategie retoriche e tecniche di riscrittura che possono essere utilizzate dal giornalista per valorizzare e caratterizzare il materiale fornito dalle fonti, avvalendosi ancora una volta di articoli pubblicati.
Il breve capitolo conclusivo pone alcuni interrogativi sulla coesistenza tra l'informazione cartacea e quella sul Web, sottolineando l'immutata necessità della figura professionale del giornalista nella verifica, selezione e nell'ordinamento del caotico flusso di informazioni.

(Scheda di Alessandra Melillo amelillo@unina.it) .