Università degli studi di Napoli Federico II

Recensione libro "Scuola di formazione di italiano L2/LS seconda ed. " a cura di Benucci A. e Caruso G.

copertina libro

Scuola di formazione di italiano lingua seconda/straniera: competenze d'uso e integrazione
Seconda edizione
Curatori: Antonella Benucci, Giuseppe Caruso

Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane 2012 - € 24,00

Il testo, che si pone in ideale continuità con il primo volume della serie, raccoglie i contributi presentati nella seconda edizione del seminario organizzato dal Centro Linguistico dell'Università Federico II.
Gli interventi presentano un approccio prevalentemente operativo: gli autori esaminano, a partire dall'esperienza didattica in contesti diversi, le strategie idonee al superamento delle difficoltà che più comunemente possono insorgere. Il volume si apre, nondimeno, con dei contributi di tipo spiccatamente teorico, entrambi incentrati sulla linguistica acquisizionale, redatti da Marina Chini e Anna Giacalone Ramat.
L'articolo di Chini illustra la genesi di questa teoria, affermatasi in ambito anglosassone alla fine degli anni Sessanta del Novecento a partire dalla riflessione sull'errore e sui sistemi di interlingua. Particolare rilievo assumono in tale contesto le teorie di Krashen ed il suo modello del Monitor, ispiratore del cosiddetto Natural Approach mirante all'acquisizione subconscia della L2.
L'autrice privilegia, in base ad un criterio di utilità, il modello innatista e quello funzionalista cognitivo: se il primo evidenzia la componente innata del linguaggio ed il suo aspetto creativo, il secondo colloca l'apprendimento linguistico in meccanismi più ampi di elaborazione dell'informazione.
Giacalone Ramat esamina invece le interazioni tra la ricerca sull'acquisizione e la tipologia, che studia gli universali linguistici basati sulle proprietà delle lingue umane. A tali ultimi modelli si conformano le varietà di apprendimento: nelle fasi iniziali, ad esempio, non compare la morfologia, che non è una proprietà costitutiva delle lingue umane. L'articolo illustra inoltre i risultati di un progetto attuato per studiare le modalità di apprendimento delle relazioni temporali, evidenziando aspetti meritevoli di ulteriore approfondimento.
L'intervento di Letizia Cinganotto si sofferma sulla formazione a distanza nel campo dell'italiano L2, sia dal punto di vista del docente che del discente. Anche in questo caso si dedica particolare attenzione agli stili di apprendimento secondo i canoni della linguistica acquisizionale ed in relazione alle particolarità di questo metodo di studio: i problemi relativi all'apprendimento della lingua parlata, in particolare, consigliano l'integrazione con forme di insegnamento interattivo e l'adozione di approcci coinvolgenti, ad esempio il task-based approach. Non manca l'indicazione di alcune linee-guida fondamentali per la creazione di corsi on-line.
Di formazione a distanza tratta, tra l'altro, anche il contributo di Maurizio Piscitelli, che illustra le varie fasi in cui si è articolata l'azione del MIUR in favore dell'insegnamento dell'italiano LS a partire dal 1999. Tale azione ha utilizzato corsi di formazione in modalità blended, che abbinano la formazione a distanza con momenti da svolgere in presenza. Il nuovo piano per la formazione è stato varato nel 2010, con l'obiettivo di rispondere alle modalità talvolta autarchiche di formulazione dei percorsi didattici, e per adeguare tali percorsi ai nuovi contesti e alle nuove necessità di apprendimento.
Ancora in tema di formazione linguistica, Serena Ambroso ed Eleonora Luzi offrono una panoramica delle certificazioni esistenti per l'italiano L2/LS, basate sui livelli del Quadro Comune Europeo di Riferimento. La formulazione delle buone pratiche in questo campo è curata dagli enti ufficiali di certificazione dell'italiano, riuniti nell'associazione Cliq. Degno di nota è l'incremento delle richieste di tali certificazioni a partire dal 2010, quando il possesso di un livello A2 dell'italiano è diventato requisito per l'ottenimento del permesso di soggiorno.
Paolo E. Balboni si sofferma sulla concreta articolazione del materiale didattico, individuando la redazione di un manuale come punto più alto della ricerca glottodidattica in base all'interdipendenza tra teoria e azione. Balboni delinea i tre momenti fondamentali dell'apprendimento identificandoli in percezione globale, analisi, sintesi spontanea, ed analizza le caratteristiche dei modelli tradizionali di lezione e unità didattica. Quest'ultima, che dura da 6 a 10 ore e si incentra su un tema situazionale o culturale, è articolata in diverse fasi e composta da unità di apprendimento o matetiche.
Il contributo di Serragiotto analizza le modalità della valutazione linguistica, distinguendo tra verifica, test e valutazione. Queste diverse tipologie vengono utilizzate in funzione dello scopo della valutazione, che può essere di tipo formativo, e inserirsi così nell'attività didattica, o di tipo riepilogativo e di conseguenza selettivo. La valutazione può inoltre essere effettuata in diverse fasi dell'apprendimento, e caratterizzarsi quindi come iniziale, in itinere o finale.
Elisabetta Pavan dedica nel suo intervento particolare attenzione alla dimensione interculturale dell'insegnamento dell'italiano a stranieri, individuandola come obiettivo dell'educazione linguistica. Per garantire la condivisione dei significati non è sufficiente parlare la stessa lingua, ma vanno acquisite anche competenze extralinguistiche come il tono, l'accento, la velocità, la prossemica.
Alcuni interventi sono incentrati su esperienze didattiche che si svolgono in particolari contesti, caratterizzati da situazioni di apprendimento e bisogni formativi dei quali il docente deve tenere conto nella programmazione didattica. Tra questi si colloca il saggio di Fernanda Minuz, che analizza l'insegnamento dell'italiano ad adulti nei contesti di immigrazione. Per questo tipo di discenti, che presentano bisogni linguistici eterogenei, l'apprendimento risulta più efficace se autodiretto, e viene valutato dal discente in base alla propria capacità di interazione anziché con criteri glottodidattici. Altro fattore da valutare è la scolarizzazione precedente, che favorisce l'apprendimento dell'italiano L2; vi sono tuttavia casi nei quali è necessaria un preventiva alfabetizzazione, per poi mirare al raggiungimento del litteratismo, ovvero della capacità di elaborare informazioni.
Il tema dell'insegnamento dell'italiano in contesti carcerari viene trattato da Giuseppe Caruso, Antonella Benucci e Sabrina Aulitto. L'intervento di Benucci affronta aspetti metodici generali, sottolineando l'attuale mancanza di interventi sistematici in favore dei detenuti e la necessità di pianificare interventi concreti, come il coinvolgimento di esperti di glottodidattica nell'organizzazione dei corsi di lingua.
Giuseppe Caruso testimonia la propria esperienze di insegnamento presso il carcere femminile di Pozzuoli, a partire dalle considerazioni sulla mutata composizione della popolazione carceraria, nella quale convivono molteplici etnie e lingue. Tale varietà, insieme alla generale scarsità di risorse di partenza, ha imposto una mappatura delle partecipanti al corso attraverso una raccolta di dati, al fine di analizzare anche le motivazioni all'apprendimento e l'acquisizione dell'interlingua.
La programmazione didattica si è poi articolata a partire da un'unità di apprendimento pilota sull'alfabeto, e si è sviluppata attraverso l'approfondimento della scrittura orientata al soddisfacimento dei bisogni quotidiani. L'uso del role-play e del lavoro di gruppo, infine, ha permesso di valorizzare l'apporto individuale e collettivo alla classe, contribuendo all'obiettivo complessivo di miglioramento della comunicazione.
Sabrina Aulitto confronta due diverse esperienze di uso della canzone nell'insegnamento, una con un gruppo di studenti stranieri in Italia per il progetto Erasmus, l'altra con le detenute del carcere femminile di Pozzuoli. In entrambi i casi sono state scelte note canzoni italiane ("Azzurro" e "Nel blu dipinto di blu") che sono state sottoposte ad ascolto, analisi e riscrittura con parole ispirate al contesto di apprendimento. L'esame dei testi riscritti evidenzia, ovviamente, tratti distintivi differenti, e diverse motivazioni e desideri legati all'apprendimento dell'italiano da parte dei due gruppi. In entrambi i casi la musica rappresenta un importante mezzo di comunicazione e di scambio di esperienze.

(Scheda di Alessandra Melillo amelillo@unina.it)